Il coronavirus sta facendo saltare certezze secolari per il tennis mondiale. Il Roland Garros – non senza polemiche – ha cambiato date, spostando il Major sulla terra dal maggio a settembre. Wimbledon, per la terza volta dal 1877 non si disputerà (solo le due guerre mondiali avevano fermato il torneo più lungo), ben cinque tornei Masters 1000 su nove sono già saltati.
Gli occhi ora sono tutti puntati sullo Us Open, il torneo del Grande Slam che mobilita più pubblico in assoluto. Programmato dal 31 agosto al 13 settembre sui campi di Flughing Meadows, il torneo è a forte rischio. L’area di New York è una delle più colpite al mondo dalla pandemia e lo stadio centrale Arthur Ashe – l’impianto dedicato al tennis più capiente del mondo – è stato trasformato in un ospedale da campo per i malati di Covid-19, con 450 posti letto.
Una situazione che sta creando non pochi grattacapi agli organizzatori. Il capo dell’USTA Mike Dowse ha recentemente confermato che una decisione verrà presa nel mese di giugno e che, ovviamente, sarà legata all’andamento dell’emergenza: “Per noi la priorità è la salute dei giocatori, dei fan e dello staff. Siccome l’idea di giocare a porte chiuse è altamente improbabile, è chiaro che giocheremo solo in condizioni di sicurezza che non mettano a repentaglio la salute di nessuno”.
E’ per questo, secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo Marca, si starebbe pensando ad una soluzione estrema: per la prima volta nella storia, infatti, il torneo – che nasce a Newport nel Rhode Island, per poi trasferirsi a New York, prima a Forrest Hills e poi a Flushing Meadows – potrebbe lasciare la costa Est degli Stati Uniti per spostarsi, per l’edizione 2020, in California.
Il più grande stato dell’Ovest, infatti, è stato colpito per ora in maniera molto più lieve rispetto alla Grande Mela ed ha una struttura che potrebbe tranquillamente ospitare uno Slam, quella dove normalmente si disputa il torneo di Indian Wells, il primo Masters 1000 annullato a marzo proprio per l’emergenza Covid. I 29 campi si trovano nel bel mezzo del deserto californiano (garantendo quindi la possibilità di controllare gli accessi in maniera molto più sicura) e lo stadio centrale, con la sua capienza di 16.100 spettatori è il secondo più grande al mondo. L’ipotesi è sul tavolo, le prossime settimane ci diranno come andrà a finire.
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