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Miracolo a Melbourne Park, l’incredibile lezione di tennis (e di vita) di Roger Federer

Se a qualcuno venisse in mente di girare un film su quanto successo nella mattinata di italiana di martedì 28 gennaio in quel di Melbourne, titolo e trama ci sono già. E si tratterebbe di un film pazzesco. Già, perché quello che ha fatto Roger Federer, a 38 anni e 178 giorni, è qualcosa di pazzesco.

Ha ribaltato una partita sostanzialmente più volte già persa contro l’americano Sandgren, che di nome fa Tennys e non poteva essere altrimenti per colui che ha giocato magistralmente il ruolo di attore non protagonista. Poteva essere una bella favola, quella di Sandgren, e invece si deve accontentare di essere stato lo sparring partner di una delle più incredibili imprese che la storia del tennis ricordi.

Roger Federer accede alle semifinali degli Australian Open 2020 dopo un match in cui è successo di tutto, salvando sette match point che l’avversario si era procurato e lottando almeno per quattro quinti della partita con problemi fisici che l’hanno sostanzialmente costretto a giocare quasi da fermo. Con questa vittoria, Roger è il più anziano tennista a centrare la semifinale a Melbourne dai tempi di Ken Rosewall (1972).

Lo svizzero comincia bene. Il primo set è normale amministrazione, con la conquista del game numero 6 e la tenuta in controllo fino al 6-3 finale. Nella seconda frazione cambia tutto. I movimenti di Federer si fanno sempre più difficili e impacciati, si capisce che c’è qualcosa che non va. L’americano tiene agevolmente i turni di servizio e Roger non fa più male. Lo svizzero ha evidenti problemi, soprattutto nei movimenti verso destra.

Arriva un doppio 6-2 per il nativo del Tennessee. In mezzo un medical timeout e anche un inusuale warning per “linguaggio osceno” chiamato al numero 3 del mondo, che polemizza con il giudice di sedia. Si arriva così al quarto set. Federer praticamente non si muove ma Sandgren è un po’ bloccato mentalmente. Lo svizzero si aggrappa ai suoi turni di servizio. Sul 5-4 per lo statunitense arrivano addirittura tre match point sprecati malamente.

Niente da fare, Roger resiste strenuamente. Si va al tie-break. Federer annulla altri quattro match point e lo porta a casa 10-8. Il pubblico è in visibilio, nessuno può credere a quanto appena successo. Sandgren è visibilmente sotto shock per la clamorosa occasione sprecata. Nessuno lo dice, ma tutti lo pensano: al quinto non ci sarà storia.

E infatti è così. Federer completa il miracolo ancora al game numero 6 quando ottiene il break che chiude l’incontro. Mentre chiunque si sarebbe arreso, lui è rimasto lì, non ha perso la testa, ha aspettato le sue occasioni e ha vinto. Ancora.

Sono stato incredibilmente fortunato, non meritavo di vincere. Adesso sarei già potuto essere in Svizzera a sciare (il riferimento è anche all’altra impresa già realizzata al terzo turno contro Millman) e invece sono ancora qui ed è tutto molto bello. Non si sa mai cosa possa succedere”. Giù il cappello, campione.

Stefano Cagelli

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