Diciamolo subito. Questa nuova Atp Cup è un esperimento riuscito. Al termine dei dieci giorni di torneo, la sensazione è quella del bicchiere mezzo pieno. Esattamente l’opposto della recente Coppa Davis targata Kosmos, che ha lasciato la sensazione del bicchiere mezzo vuoto.
Vediamo quindi, molto rapidamente quali sono stati, secondo noi, i punti di vantaggio dell’Atp Cup rispetto alla formula Pique. In primo luogo è importante, soprattutto per i giocatori, che vi siano in palio punti Atp. Sappiamo benissimo quanto il ranking sia vitale per i tennisti e sapere, per loro, di poter giocare dieci giorni con la possibilità di accumulare punti, fa davvero la differenza, anche per evitare le scene di partite “regalate” viste a Madrid. Certo, tutti quelli che non hanno partecipato all’Atp Cup non l’hanno presa bene, come è normale che sia, ma per il bene della competizione è una cosa da mantenere.
In secondo luogo, il periodo e la durata dell’evento. Giocare a inizio stagione, a gennaio, poco prima di un torneo del Grande Slam, è molto più stimolante che giocare a fine stagione, quando la maggior parte dei tennisti ha in mente solo spiagge assolate o isole più o meno esotiche. Giocare su dieci giorni invece che su una settimana, inoltre, ha consentito di evitare il drammatico intasamento di partite che a Madrid ha portato a vedere match disputati ad orari assurdi, fino alle 4 del mattino.
Tutto perfetto, quindi? Non proprio. La formula che prevede la qualificazione delle “migliori seconde” è vecchia e ingiusta, oltre che iniqua. Molto meglio giocare il proprio girone sapendo che passa la prima o le prime due squadre. C’è poi un “problema” di calendario, sia a livello Atp, che a livello Wta, come ha fatto ben notare Maria Sharapova, ma nel complesso, per noi l’Atp Cup merita una promozione. Inoltre ci si poteva aspettare qualcosa di più a livello di partecipazione di pubblico, anche se il popolo australiano ha tutte le attenuanti del caso. Voto 7.
Dal punto tecnico, come alla fine di ogni grande torneo, ci siamo divertiti a stilare il nostro proverbiale pagellone. L’abbiamo fatto a modo nostro, un po’ random, un po’ serio e un po’ scanzonato. Ecco cosa ne è venuto fuori.
Dominatore assoluto del torneo. Ha letteralmente trascinato la sua squadra alla vittoria finale con prestazioni mostruose. Ha anche sofferto (contro Shapovalov, contro Medvedev e nel secondo set contro Nadal), ma ha sempre vinto, dando il suo contributo decisivo anche in doppio quando ce ne è stato bisogno, come in finale contro la Spagna. Se l’Atp Cup era un rodaggio in vista degli Australian Open, ci restituisce un serbo al top. Voto 10
Che torneo quello di Roberto Bautista Agut. Assolutamente perfetto. Da secondo violino spagnolo ha vinto contro tutti, non cedendo neppure un set in sei partite giocate. A farne le spese, tra gli altri, Nick Kyrgios e Dusan Lajovic. Sicuramente il numero due migliore del torneo, peccato (per lui) che il “suo” numero uno non fosse nelle stesse condizioni di Madrid. Voto 9
Grande torneo dell’australiano, sia dal punto di vista tecnico sia, soprattutto, da punto di vista mentale. Ha vinto tutte le partite che ha giocato (fino alla semifinale), ha fatto vedere un tennis stellare e ha tenuto a bada il suo temperamento, dimostrando come le motivazioni (in questo caso giocare per il suo Paese) siano determinanti per lui. Ha sbattuto in semi contro il muro eretto da Bautista. Voto 8
In prospettiva i due moscoviti rappresentano la miglior coppia di singolaristi del circuito. Entrambi classe 1996, numero 4 del mondo Medvedev, numero 16 Khachanov, hanno asfaltato gli avversari fino alla semifinale contro la Serbia, in cui hanno ceduto a Lajovic e Nole. Guidati e ispirati in panchina da Marat Safin, hanno fatto vedere tutte le loro potenzialità, presenti e future. Voto 7,5
Che non fosse a suo agio come a Madrid lo si è capito già dalle prime vittorie, molto meno perentorie del solito. La conferma più eclatante è arrivata ai quarti di finale con la sconfitta in due set contro Goffin. Poi in semifinale, quando le cose si sono messe male contro De Minaur, ha tirato fuori la sua classe infinita e ha ribaltato il risultato. In finale contro Nole, dopo essere stato spazzato via nel primo set, ha dato tutto nel secondo, facendo capire a tutti, per l’ennesima volta, di che pasta sia fatto. Non condividiamo la scelta di non giocare il doppio finale. Voto 7
Altro passo in avanti per la promettentissima carriera di Denis Shapovalov, classe 1999. Il canadese ha battuto due top-10 come Alexander Zverev e, soprattutto, Stefanos Tsitsipas, cedendo contro Alex De Minaur e lottando fino all’ultimo contro Nole. A differenza del suo compagno di nazionale Felix Auger-Aliassime, è ormai pronto per il definitivo salto di qualità. Voto 7
Chiamato all’ultimo come secondo singolarista – dopo il forfait di Matteo Berrettini e la conseguente “promozione” di Fabio Fognini – il tennista di Ascoli Piceno non ha sfigurato contro Khachanov nel primo match e ha vinto i restanti due incontri (per quanto contassero, visto che l’Italia è stata eliminata ancora prima di giocare l’ultima serie). Bravo. Voto 6.5
Il ligure – che non è al 100% fisicamente – è alla ricerca di se stesso. Promosso numero uno dopo il forfait di Berrettini, pesa su di lui la sconfitta contro Casper Ruud (doppio 2-6) che di fatto ha decretato l’eliminazione dell’Italia. Da salvare la prestazione nel primo match, in cui ha dato comunque filo da torcere ad un giocatore del calibro di Daniil Medvedev. Da lui ci si aspetta comunque di più. Voto 5
C’era grande attesa per le prestazioni individuali del greco (nessuna possibilità di incidere come team, vista l’inconsistenza dei compagni) e non è stata delusa, anche se ha perso due match su tre. Ma sia contro Shapovalov che soprattutto contro Kyrgios sono stati grandi incontri. Si prende un voto in meno per la tragicomica scena della racchettata alla sedia che ha colpito il padre-coach. Voto 4,5
La peggior versione del tedesco da quando è entrato nel circuito. Molle, falloso, nervoso. In una parola irriconoscibile. Se non interviene subito, rischia seriamente di bruciarsi e sarebbe un gran peccato. Voto 3 (come le sconfitte rimediate su tre partite giocate).
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