E’ stata una stagione intensa, bellissima. Ci sono state partite che sono entrate nella storia, ci sono state splendide conferme e inaspettati colpi di scena. C’è stato un livello di tennis altissimo. Insomma, ci sono stati tutti gli ingredienti per rendere questo 2019 un anno da ricordare. Ma gli ingredienti principali, come sempre, sono stati loro, i campioni che per tutto l’anno e in tutto il mondo hanno fatto sognare milioni di tifosi. Il nostro pagellone di fine anno inizia e finisce con loro.
Secondo alcuni la miglior stagione da quando Rafael Nadal gioca a tennis. E siccome stiamo parlando di uno dei più grandi giocatori della storia, capite bene che siamo davanti a qualcosa di enorme. Due Slam vinti, una finale e una semifinale. Una prima parte dell’anno un po’ difficile, poi, da Roma in poi il Rafa più dominante mai visto, non solo sulla terra. Rimane il rammarico di quel primo match alle Atp Finals perso malamente contro Zverev, ampiamente bilanciato dalle straordinarie prestazioni individuali e in doppi che hanno portato la Spagna a vincere la Coppa Davis. A 33 anni e sei mesi è stato il giocatore più anziano di sempre a chiudere la stagione da numero uno.
Due Slam li ha vinti anche lui. E ha anche guidato il ranking mondiale per buona parte della stagione. Ma sul finale di stagione qualcosa, in un bilancio annuale comunque stellare, si è inceppato. Specialmente a Londra, si è visto un Nole diverso dal solito, meno preciso e meno dominante del solito. Resta, come detto, un 2019 da incorniciare, con la ciliegina sulla torta della vittoria numero cinque a Wimbledon, in una partita epica che resterà nelle storia del gioco, in cui è stato in grado di annullare due match point in risposta contro Roger Federer.
Se prendessimo i primi e gli ultimi mesi della stagione, il voto sarebbe anche più alto. La semifinale a Melbourne e il grande swing sulla terra lasciavano infatti pensare ad un immediata possibilità di vittoria di prestigio per il 21enne greco che sta bruciando le tappe verso la vetta del tennis mondiale. Invece – anche a causa di un sovraccarico di impegni proprio nella prima parte della stagione – è arrivato il calo drastico in corrispondenza del mese sull’erba, culminato con l’eliminazione al primo turno a Wimbledon contro Thomas Fabbiano. Un passaggio a vuoto dopo il quale Tsitsipas si è rimesso al lavoro e ha coronato il sogno di vincere alle Atp Finals di Londra.
Quattro tornei vinti (di cui il Masters 1000 di Miami), la dodicesima finale a Wimbledon con una delle sconfitte più incredibili di sempre, la terza posizione del ranking mantenuta stabilmente e senza mai che fosse messa in discussione. Per uno che va per il 39 anni, non c’è male. Roger Federer continua a mantenere livelli di tennis surreali per uno della sua età. Il ritiro di cui si parla da dieci anni non è ancora all’ordine del giorno e state pur certi che nel 2020 ci proverà ancora. Due gli obiettivi: chiudere il conto lasciato aperto lo scorso anno ai Championships e provare a lottare per la medaglia d’oro olimpica.
Il russo è un giocatore con una personalità complessa. Caratterialmente ha ancora dei grossi limiti, sia a livello di tenuta psicologica, sia per quanto riguarda il rapporto con gli avversari e con il pubblico. Però la seconda parte di stagione giocata da Daniil Medvedev è stata impressionante. Due Masters 1000 vinti, sei finali consecutive raggiunte, il trionfo agli Us Open sfiorato. Per tutto questo arrivava alle Atp Finals con ottime chance di vittoria. E invece è stato l’unico tennista degli otto finalisti a perdere tutte le tre partite giocate. Deve migliorare dal punto di vista mentale, poi avrà tutto per tentare il passo decisivo verso l’olimpo del tennis.
Sir Andy Murray è tornato. E questa è di per sé la notizia principale della sua stagione. Dopo gli Australian Open di gennaio, infatti, sembrava tutto finito. Poi sono arrivati l’operazione all’anca, l’effetto resurfacing (che è anche il nome del documentario che Amazon gli ha dedicato), il dolore che scompare. Dapprima si cimenta in doppio (subito vittorioso al Queen’s in coppia con Feliciano Lopez), poi il ritorno in campo (non semplicissimo) in singolare che lo porta fino alla vittoria di Anversa. Dove può arrivare? Difficile a dirsi, secondo molti non sarà mai più in grado di competere al massimo livello sui cinque set. E’ probabile, ma mai dire mai.
Per il ventenne canadese potrebbe essere arrivato il momento della svolta. L’ultima parte del 2019 sembra averlo sbloccato definitivamente, con il primo titolo Atp (a Stoccolma) e la prima finale in un Masters 1000. Anche con il suo Canada in Coppa Davis sono arrivati segnali molto incoraggianti. Il 2020 sarà l’anno della verità per capire – come dice Rafa Nadal – se davvero il Canada si appresta a diventare (con lui e Felix Auger-Aliassime) la nazione padrona del tennis mondiale per i prossimi anni.
Anche la stagione di Thiem è stata decisamente positiva: prima vittoria in un 1000 a Indian Wells, vittoria nel 500 di Barcellona a casa di Rafa Nadal, vittorie a Kitzbuhel, Pechino e Vienna. E’ mancato però il graffio decisivo negli Slam, nonostante la seconda finale consecutiva raggiunta al Roland Garros. Siccome, a differenza per esempio di Tsitsipas e Medvedev, stiamo parlando di un giocatore che va per i 27 anni, nel pieno della sua maturazione tennistica, queste cose cominciano a contare. Resta comunque uno dei principali indiziati a succedere ai Big Three alla guida del tennis mondiale.
Dopo la vittoria alla Finals del 2018, ci si aspettava la stagione della consacrazione. E invece il 2019 di Sascha Zverev è stata decisamente complicato. Partito per competere ai massimi livelli, ha chiuso con un solo torneo vinto (il 250 di Ginevra) e una finale 1000 raggiunta a Shanghai. La parte migliore della sua stagione è stato probabilmente il tuor di esibizione in Sud America, dove faceva da sparring partner a Roger Federer, ma dove si è dimostrato più pronto del previsto a reggere le grandi ribalte mediatiche. Forse gli farà bene per il 2020.
Chiudiamo con un voto d’incoraggiamento per il “cavallo pazzo” australiano. Una stagione difficile da descrivere quella di Nick da Canberra. Nonostante sia stata falcidiata da infortuni e, soprattutto, da momenti di assoluto delirio personale, il suo talento l’ha portato a vincere due Atp 500, ad Acapulco e a Washington. Una cosa tutt’altro che scontata per uno che ha chiuso la stagione alla numero 30 del ranking. Non per essere banali, ma siamo convinti che nel momento in cui deciderà di cominciare a concentrarsi sul tennis, potrà competere ai massimi livelli. Ma il tempo passa e i treni non aspettano.
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