E’ stato un giocatore fenomenale. E, forse ancora di più, un grandissimo personaggio. Già numero uno del mondo, vincitore nel 2000 a vent’anni agli Us Open, e nel 2005 a Melbourne, si è ritirato nel 2009, a soli 29 anni di età. La sua carriera, che poteva essere stellare, si è poi “sgonfiata” sia a causa di ripetuti fastidi fisici, sia per la mancanza di una ferrea tenuta mentale, condizione necessaria per restare ad alti livelli per molti anni.
Dopo il ritiro, Marat Safin si è dato alla politica, venendo eletto alla Duma (il parlamento russo) nel 2011, nelle fila del partito di Vladimir Putin, Russia Unita. Da parlamentare si è occupato di questioni abbastanza controverse, tra cui una legge che impedisce a cittadini americani di adottare bambini russi. Nel 2016 viene rieletto, ma il suo inserimento nelle Tennis Hall of Fame nel 2017 lo costringe alle dimissioni perché non riesce più conciliare gli impegni istituzionali con quelli di rappresentanza sportiva.
I ben informati, però, sostengono semplicemente che si fosse stufato. Tanto che, nel 2018, rilascia una serie di interviste, più o meno tutte con questo tono: “Non faccio niente, vivo”.
Evidentemente, però, si deve essere stancato anche di far niente, perché recentemente, in un’intervista rilasciata al quotidiano australiano The Age, l’ex numero uno del mondo ha dichiarato di essere pronto a rientrare nel mondo del tennis. “Direttore? Allenatore? Capitano di Coppa Davis? Assistente? Difficile da dire, mi interessa di più capire quale possa essere il progetto”.
Visto il suo legame con la madre patria, è abbastanza naturale pensare ad un suo ruolo da protagonista nell’ambito del tennis russo, che – spinto dai vari Medvedev, Khachanov e Rublev – sta attraversando un momento molto positivo. Un ruolo da riferimento per questi giovani campioni che oggi stanno brillando di luce propria potrebbe essere quello che più si addice a Safin, alla sua storia e al suo carisma. “Quando? Difficile da dire, mi piacerebbe far parte di un grande progetto. Sono aperto a tutte le possibilità, ma deve essere un progetto interessante”.
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