E’ stato lo swing asiatico il passaggio decisivo che ha convinto Andy Murray che valeva la pena andare avanti e tentare di tornare ai suoi livelli in singolare. La fiducia ritrovata nei tornei di Zhuhai, Pechino e Shanghai è stata fondamentale per arrivare a conquistare il titolo di Anversa, in finale contro Stan Wawrinka, il primo dal 2017.
“Due o tre giorni prima dell’inizio del primo torneo in Asia ho parlato con il mio team”. Il succo era più o meno questo: “Ok, continuo ad allenarmi, ma se entro la fine dell’anno non ottengo risultati e non mi sento meglio sul campo, allora non vado avanti. Loro mi dicevano ‘guarda che sei più vicino di quel che pensi’. Poi ho cominciato a vincere qualche match, a sentirmi meglio, ad avere più fiducia anche nella mia anca”.
Ora Murray si dice impaziente di prendere parte agli Australian Open del prossimo gennaio. Melbourne, il luogo dove quasi un anno fa, Andy annunciava al mondo che chiudeva con il tennis per il troppo dolore che gli impediva di muoversi. “Se riesco a giocare buoni match di cinque set, magari avanzando nel torneo, sarà un successo, sarà molto positivo”.
Un buon Australian Open potrebbe essere fondamentale per tornare a giocare a Wimbledon (il vero obiettivo di Murray) e, perché no, provare a difendere il titolo olimpico a Tokyo. “Vincere? Non scommetterei su di me in questo momento, ma se posso arrivare a giocare questi tornei in fiducia e senza dolore, allora posso fare sicuramente bene”.
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