Tennis Fever è un sito che si occupa di tennis. Questo è e rimarrà il senso della nostra iniziativa. Ma da innamorati dello sport, abbiamo deciso di creare una nuova rubrica. Una rubrica che presenta, studia ed analizza le grandi individualità, i grandi campioni protagonisti delle altre discipline. Il tennis è lo sport individuale per antonomasia, che produce campioni che entrano nell’immaginario di milioni di appassionati in tutto il mondo. Ma i campioni si trovano anche fuori dal campo da tennis, e noi abbiamo pensato di raccontarveli.
Tutti, ma proprio tutti, da questa parte del mondo sapevano che Luka Doncic sarebbe diventato un campione. Lo avevano capito tutti, quel 30 aprile del 2015, quando, all’età di 16 anni, due mesi e due giorni esordì con la gloriosa maglia del Real Madrid nella Liga ACB, forse il più importante campionato europeo di basket.
In molto lo sapevano, però, già da tempo. Da quando papà Sasha, cestista con un passato nella nazionale slovena, e mamma Mirjam, modella e danzatrice, assecondarono la scelta del giovane Luka di dedicarsi alla pallacanestro in modo maniacale. Scuola e basket, con un solo obiettivo: diventare uno dei più grandi giocatori europei di sempre.
Ora che Luka – che è nato il 28 febbraio del 1999 a Lubiana – di anni ne ha 20 e gioca in Nba, la lega sportiva professionistica più seguita, amata e desiderata al mondo, si può già dire che questo obiettivo sia già stato raggiunto.
Doncic è stato scelto al draft del 2018 come terza scelta assoluta dagli Atlanta Hawks. Prima di lui sono stati scelti il bahamense DeAndre Ayton e lo statunitense Marvin Bagley III, non esattamente due che hanno lasciato il segno, almeno per ora. Gli Hawks però hanno ceduto i diritti dello sloveno ai Dallas Mavericks, la franchigia che è stata per ventuno anni la casa di Dirk Nowitzki, tedesco di Würzburg, considerato universalmente il giocatore europeo più forte di sempre.
Il primo anno in Nba, per Luka, è stato una poderosa conferma. Più di 32 minuti giocati a partita, con 21,2 punti di media, 7,8 rimbalzi e 6,0 assist. Numeri che gli consentono di diventare, a 19 anni, il leader indiscusso della partita e di ottenere per acclamazione il premio di Rookie of the year, il riconoscimento riservato al miglior giocatore che disputa la sua prima stagione in Nba.
La stagione 2019/2020 doveva essere quella della definitiva consacrazione. Vedremo come andrà a finire, la regoular season dell’Nba è ancora lunghissima, fisicamente e mentalmente devastante, può succedere ancora di tutto. Ma per ora, i numeri di Doncic fanno letteralmente paura: 14 partite giocate, 29,9 punti di media a partita, 10,6 rimbalzi e 9,4 assist. Praticamente una tripla doppia di media a partita. Impressionante, sia fisicamente che tecnicamente. Immarcabile.
Nella notte del 20 novembre, quando i suoi Mavericks hanno preso a pallate ciò che rimane dei Golden State Warriors, ha messo a referto una prestazione mostruosa da 35 punti, 10 rimbalzi e 11 assist in soli 25 minuti di gioco. Un record assoluto per l’Nba, arrivato dopo un’altra prova incredibile contro i San Antonio Spurs, quando realizzò un’altra tripla doppia condita da 42 punti (unico giocatore, insieme ad un certo Lebron James, a riuscire nell’impresa prima di compiere 21 anni).
Un vero e proprio ciclone, che si sta abbattendo sull’Nba e che ora già si candida, di prepotenza, ad entrare nel novero dei pochissimi prescelti che possono competere per il premio di Mvp (Most Valuable Player), il miglior giocatore della stagione regolare della lega, vinto lo scorso anno da un altro giocatore europeo, il greco Giannis Antetokounmpo.
La sensazione è che, se non sarà quest’anno, le occasioni non mancheranno di certo. La cosa sconvolgente, infatti, è che, a detta di tutti, i margini di miglioramenti di Luka siano ancora enormi. Ciò che colpisce di lui – come ha spiegato un suo compagno di squadra, il veterano JJ Barea – “è che fa sembrare facile tutto quello che fa”. Evidentemente per Luka Doncic da Lubiana, professione fenomeno, giocare così a basket è la cosa più naturale del mondo.
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