La creatività di Denis Shapovalov nulla può contro la solidità granitica di Novak Djokovic. Il canadese deve ancora maturare prima di riuscire a scalfire l’esperienza del serbo, che oggi si è trovato a giocare la 50esima finale di un Master 1000. Per Shapovalov (13 anni in meno) era la prima volta. Risultato? Un netto 6-3, 6-4. Un break per set, ma tanta distanza tra i due: ben diciotto punti di differenza.
Djokovic ha gestito il match in maniera impeccabile. Non ha voluto correre rischi e ha subito strappato il servizio all’avversario, in apertura del match. Dall’altra parte della rete, Shapovalov ha commesso diversi errori (a differenza delle ultime partite giocate) e non ha mai dato l’impressione di poter ribaltare la tendenza.
Complice chiaramente la tensione tennistica di avere un certo Djokovic dall’altra parte del campo. Ma se il canadese nei turni di risposta non è più riuscito a recuperare è anche perché Djokovic ha servito l’80% di prime in campo, trasformandole in punto per il 71% delle volte. Numeri inappellabili.
Il secondo set è stato altrettanto facile per il serbo. Il giovane canadese ha tentato di sparare qualche colpo in più, ma senza ottenere alcun risultato. Alla fine sarà un 6-3, 6-4.
Il punto più bello del match
Per Djokovic è il quinto successo sul veloce di Parigi-Bercy, 34mo titolo Masters 1000 su 50 finali giocate. Il 2019 si conferma fin qui straordinario per il 32enne campione serbo, con il trionfo a Wimbledon, e la possibilità di chiudere l’anno da numero 1 per la sesta volta come Pete Sampras. Anche se da lunedì Djokovic perderà la leadership del ranking a scapito di Rafa Nadal, ieri costretto al ritiro in semifinale e in dubbio per la ATP Finals di Londra. E’ proprio nella capitale inglese che il serbo proverà a riprendersi il primato in classifica, partendo con i favori del pronostico per la vittoria finale.
Ancora una volta comunque abbiamo assistito a una finale senza che entrambi i giocatori fossero Top ten. A Parigi-Bercy sta diventando ormai una costante, visto che sono ormai quattro anni accade. Quest’anno era il turno di Shapovalov, che ultimamente sta facendo passi da gigante. Il talento c’è, eccome.
È un piacere vederlo giocare. Soprattutto da quando il nuovo coach Mikhail Youzhny è riuscito a farlo salire molto anche sul piano mentale. Ora serve in maniera impressionante e trova soluzioni sempre creative (al netto delle partite contro Djokovic, ovviamente).
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