Siamo spesso abituati a pensare ai giocatori di tennis come a dei robot senza sentimenti, che girano il mondo tutto l’anno e si buttano in campo come se fossero delle macchine. Non si può negare che la predisposizione mentale e la razionalizzazione delle emozioni sia una delle caratteristiche principali di un tennista professionista, ma non si può dimenticare che stiamo pur sempre parlando di ragazzi di venti, trent’anni.
Quei sei giorni a New York sono stati decisivi
Uno di quelli che non ha paura ad esprimere i propri sentimenti, le proprie paure, i propri limiti è Stefanos Tsitsipas, astro nascente del tennis globale. E così il 21enne greco, numero sette del mondo, ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni tutt’altro che scontate per un giocatore del suo livello. La prematura eliminazione agli Us Open quest’estate, dice, “è probabilmente la cosa migliore che mi sia successa da quando gioco a tennis”.
Una frase che fa pensare ad un errore di traduzione o di interpretazione. Invece è tutto vero. Tsitsipas spiega: “Sono rimasto a New York per sei o sette giorni dopo l’eliminazione al primo turno. Questo mi ha dato la possibilità di scoprire nuove cose. E’ stato importante per me per rilassarmi a livello mentale e capire cosa veramente ho bisogno nella mia vita. Ho capito che voglio vivere la mia vita alla mia maniera, non come se l’aspettano gli altri”.
Un uomo nuovo, un giocatore nuovo
“C’è stato un momento durante la scorsa estate – racconta il greco – in cui ho avuto molti dubbi su me stesso, come essere umano prima ancora che come tennista. Quei giorni sono stati essenziali per darmi nuove certezze, adesso ho capito molte cose“.
Uno stato d’animo che lo sta aiutando anche nell’approccio verso il tennis (e che sta portando ottimi risultati, visto il recente ruolino di marcia del greco): “Mi alleno in maniera molto più efficiente. Mi concentro sulle cose giuste, so dove devo andare a spingere. Prima ero perso e non capivo quale fosse l’orientamento che dovevo prendere, mi faceva uscire pazzo, anche durante le partite”.
Addio social-dipendenza
Questo differente approccio si vede e si sente dentro il campo: “Prendevo le cose troppo seriamente, avevo in mente solo di vincere titoli. Adesso ho capito che devo pensare anche a divertirmi, non posso vincere ogni singola settimana”. Ricordatevi che stiamo parlando di ragazzi sottoposti a pressioni enormi, che spesso si trovano da soli davanti magari a 20mila persone, chiamati a compiere sempre le scelte giuste.
Il cambiamento, per Tsitsipas, si è concretizzato anche fuori dal campo, in particolare sui social network, dove da avido utilizzatore, ha deciso di delegare al suo manager la gestione dei suoi account, arrivando a cancellare dal suo telefono tutte le app legate ai social (a parte WhatsApp). “Prima controllavo Instagram anche un’ora al giorno, ora mi rapporto molto meglio con le altre persone”.
In definitiva, chiude Stefanos, “sto passando il momento migliore della mia carriera e forse della mia vita e questo si riflette sul mio gioco. Sono più rilassato, mi diverto di più e vivo molto meglio“.
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