Roger Federer non dimentica le sue origini. Anzi, ne va molto orgoglioso. E come ogni anno, il torneo di casa (l’Atp 500 che si gioca a Basilea) è un’occasione per fare il punto sulla sua carriera e sulla sua vita. Qui Roger ha vinto nove volte e va a caccia del trionfo numero dieci.
Il Re del tennis ricorda ancora i momenti in cui faceva su e giù per la città, provando ad inseguire il suo sogno. “Il primo ricordo è legato a me che gioco con racchette di legno e palline bianche al club. Non so quanti giocatori di questa generazione possono dire di aver giocato con le palline bianche”.
“Mi allenavo due ore al giorno – racconta Roger – collezionavo figurine, schede sui giocatori, i trofei, i tornei. Inseguivo i giocatori per gli autografi perché allora i selfie non esistevano. Andavo al circolo con il tram o con la bici, quando faceva troppo freddo mi accompagnavano i miei genitori. Ho dei bellissimi ricordi della mia gioventù“.
E riguardo il suo Paese ha solo parole al miele: “Sono uno svizzero molto orgoglioso, penso sia un posto stupendo dove vivere, uno dei migliori nel mondo. La gente è così amichevole e lo sport ha sempre avuto un posto particolare nei nostri valori”.
Infine racconta quale fosse il suo vero obiettivo da ragazzo: “Sognavo di entrare tra i primi 100 del mondo e di giocare sui grandi campo centrali del circuito. Tutto ciò che è successo in questi anni, per me, è ancora un po’ surreale. Non mi dimentico mai chi sono e da dove sono arrivato”. In effetti tra primi 100 del mondo ci è entrato, vent’anni fa. E non è più uscito.
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