Alla fine la tanto attesa decisione è arrivata. L’Atp ha squalificato Nick Kyrgios per 16 settimane (più una multa di 25mila dollari) per i pesantissimi insulti rivolti all’arbitro nel match disputato lo scorso agosto a Cincinnati contro Karen Khachanov. Non è stato sanzionato invece per le accuse di corruzione rivolte al board dell’Atp. In questo caso il fatto di aver immediatamente ritrattato ha fatto decadere l’indagine.
La decisione dell’Atp, però, non è definitiva. E’ stato infatti stabilito che la squalifica scatterà immediatamente solo nel caso in cui, nei prossimi sei mesi, l’australiano dovesse incappare di nuovo in comportamenti scorretti o atteggiamenti provocatori. Una vera e propria condizionale, un ultimo avvertimento molto chiaro. Un po’ come quello imposto nel 2017 a Fabio Fognini, quando durante il match contro Stefano Travaglia agli Us Open apostrofò pesantemente una giudice di linea. Anche per l’italiano è stato ideato un periodo di prova (tutto il 2018 e 2019) in cui avrebbe dovuto dimostrare di essere “maturato”.
E’ dunque stata confermata la vocazione rieducativa dell’Atp, con tanto di imposizione a Kyrgios di farsi seguire obbligatoriamente da un mental coach e affidarsi alle cure di uno specialista del comportamento. Servirà? Difficile a dirsi, considerando che l’australiano ha più volte dimostrato che il suo interesse verso il rispetto delle regole (o verso l’autorità delle istituzioni del tennis) è praticamente pari a zero.
Adriano Panatta, nei giorni scorsi, ha detto esplicitamente che non bisogna farsi troppe speranze. Senza giri di parole, l’ex numero 4 del mondo ha definito Kyrgios “un vero cretino. Uno che gioca a tennis come lui e si comporta così è un vero peccato. Lui non perde la testa, è proprio cretino”. A differenza di John McEnroe, dice Panatta, che invece “era un vero paraculo, sfruttava la scena, faceva finta di arrabbiarsi e ne traeva vantaggio”. A differenza del bad boy di Camberra, che quando fa uscire il suo lato “cretino”, il 99% delle volte finisce per uscire dal match.
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