Diciannove vittorie su ventuno partite giocate in 35 giorni. E’ questo l’impressionante ruolino di marcia di Daniil Medvedev nella campagna sul cemento americano che sta rappresentando per lui una vera e propria consacrazione tra i i grandissimi del tennis mondiale.
Dopo le finali (perse) di Washington e Montreal e il trionfo di Cincinnati, è arrivata agli Us Open la prima semifinale Slam della carriera, grazie ad una vittoria tutt’altro che semplice contro Stan Wawrinka.
Primo, per il livello dell’avversario, uno dei pochissimi in grado di inserirsi, negli ultimi quindici anni, nel dominio incontrastato dei Big Three nei tornei Major. Secondo, per un problema fisico alla gamba, che lo ha quasi costretto al ritiro alla fine del primo set (c’è da dire che neanche Stan era al meglio, per un imprecisato problema di salute, forse mal di stomaco). Terzo, per una questione ambientale, con buona parte del pubblico contro di lui, dopo che nelle partite precedenti lo scontro tra il russo e gli spettatori di New York aveva raggiunto superato il livello di guardia (con tanto di “dito medio” mostrato da Daniil agli spalti).
A fine partita, però, Medvedev chiederà scusa al pubblico e dirà di “stare lavorando su se stesso” per evitare questi eccessi da bad boy. Quanto al match, ha detto il russo, che da lunedì sarà numero 4 del mondo, “ho dovuto giocare sporco per vincere, accelerare tutti gli scambi, spingere a tutto braccio. E’ andata bene, ora mi godo questi due giorni di riposo”.
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