Cinque vittorie e ben sette sconfitte. Il ranking che cala. Uno stato di forma oggettivamente imbarazzante. La seconda metà del 2019 per Stefanos Tsitsipas si sta rivelando un vero e proprio incubo. Dopo una grande stagione giocata sulla terra e un inizio anno in cui ha raggiunto la semifinale nello Slam di Melbourne, per la giovane star greca, dopo Parigi e quell’eliminazione contro Wawrinka in uno dei match più memorabili dell’anno, si è spenta la luce.
Dopo il deludente swing sull’erba, culminato con l’eliminazione al primo turno a Wimbledon contro Thomas Fabbiano, anche la campagna sul cemento americano si trasforma in un fallimento. Fuori al primo turno a Montreal contro Hurkacz, fuori al primo turno a Cincinnati contro Struff, e infine fuori al primo turno agli Us Opem, contro il ritrovato Andrey Rublev, che ha stroncato la nervosa e fiacca resistenza del greco in quattro set.
Difficile dire cosa stia succedendo a quello che sembrava (e sembra ancora, intendiamoci) l’astro nascente del tennis mondiale, uno dei più accreditati ad ereditare lo scettro dei Big Three quando decideranno di abdicare. Forse, nonostante la freschezza dei suoi 21 anni, ha esagerato con il calendario sulla terra, dove non si è risparmiato neppure in doppio, giocando con ritmi frenetici partite ad altissimo livello.
Contro Rublev, in effetti, ha combattuto con mal di stomaco e crampi, oltre che con un avversario davvero in palla. Ma c’è chi dice che il problema principale di Tsitsipas sia per lo più mentale. Dopo la stagione sul rosso, su di lui le aspettative erano altissime. E lui stesso non le ha nascoste, parlando di una sua possibile vittoria a Wimbledon. Ecco, per ora è evidente che tutte queste parole non hanno fatto bene all’equilibrio psicologico del greco, che, soprattutto nell’ultimo match a New York, è apparso più nervoso del solito. Forse un bel bagno di realtà (e di umiltà) farà bene anche a lui.
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