Welcome back, sir Andy

“Dammi retta, dopo sarai come prima”. Nessuno, lui in primis, credeva a queste parole di Bob Bryan, il fratello più acciaccato del doppio americano più famoso del mondo. E invece, Sir Andy Barron Murray ha rivisto i suoi piani. Dopo il ritiro annunciato lo scorso gennaio a Melbourne, seguendo i consigli della chirurga Sarah Muireah-Allwood, ha accettato di sottoporsi ad un’operazione che gli ha installato una protesi metallica nella maledetta anca destra.

E dopo sette mesi di test, di prove in doppio, di lavoro quotidiano, è tornato ad essere un tennista. E si giocherà le sue carte a partire dal primo turno del Masters 1000 di Cincinnati, dove ha accettato la wild card offertagli dagli organizzatori. Un miracolo. “Sto meglio di quanto pensassi – ha detto Andy dopo il torneo di Washington giocato in doppio con i fratello – e se sto bene fisicamente posso tornare a giocarmela con i migliori”.

Forse il fatto che a giocarsela (e a vincere) siano sempre quei tre (di cui due hanno più o meno la sua età e l’altro ben sei anni di più) deve averlo convinto a provarci sul serio. Anche perché i bamboccioni della cosiddetta Next Gen continuano a “non toccare palla”.

E allora avanti, Andy, “let’s do this”, come ha scritto lui stesso sui social. Forse non arriveranno altre vittorie importanti (oltre ai tre slam conquistati in carriera, in 11 finali), o forse sì. Ma sarà comunque una bella pagina di sport, che sia d’esempio per tanti ragazzi che si affacciano al tennis come alla vita: nulla è precluso, ognuno è artefice del proprio destino. C’mon, Andy. Noi facciamo il tifo per te.

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