Questa volta non ha sfigurato, anzi. L’impegno sulla carta era molto più proibitivo della maggior parte degli ultimi match persi, ma Marco Cecchinato, nonostante partisse decisamente sfavorito, ha tenuto testa a Diego Schwartzman nel match d’esordio della Rogers Cup, il Masters 1000 canadese che apre la grande stagione sul cemento nordamericano e che quest’anno si gioca a Montreal. Vittoria al primo set, sconfitta nel secondo, in un tie-break tiratissimo in cui è stato a due punti dal match, e nel terzo con un break subito al nono game.
Ma alla fine, niente da fare. Quella di Montreal è la nona sconfitta consecutiva per il 26enne palermitano, scivolato in posizione numero 62 del ranking mondiale e destinato a perdere altre posizioni nel breve periodo. Incredibile se si pensa che solo cinque mesi fa era alla numero 16 e che ha affrontato il Roland Garros di fine maggio in posizione numero 19.
Un vero e proprio crollo verticale per il Ceck, il cui inizio, inutile dirlo, è coinciso proprio con la clamorosa eliminazione al primo turno dello Slam parigino, in una partita assurda contro Nicolas Mahut, che al Roland Garros non doveva neanche partecipare, e che invece è stato in grado di ribaltare un match in cui si è trovato sotto due set a zero. Per Cecchinato, che doveva confermare la miracolosa semifinale raggiunta l’anno precedente, è stata una botta tremenda. Dalla quale non si è più ripreso. Dopo l’eliminazione al secondo turno a Roma e la drammatica uscita di scena di Parigi, sono arrivate sette sconfitte in fila, su tutte le superfici, con la miseria di due set raccolti e quindici persi.
Che fosse complicatissimo ripetere un 2018 magico (oltre all’exploit di Parigi, le vittorie nei tornei di Budapest e Umago) lo si sapeva. Che potesse avvenire questo crollo era davvero difficile da immaginare. Un 2019 che finora – nonostante il buon inizio con la vittoria a Buenos Aires – ha riservato undici vittorie e ben diciannove sconfitte.
Il problema di Marco sembra tutto mentale. Dal punto di vista tecnico, i colpi non si discutono. Niente di fenomenale, chiariamoci, ma sicuramente un giocatore sopra la media che non può essere diventato una schiappa tutto d’un tratto. La sensazione – come confermato anche dal suo coach Uros Vico – è che sia entrato in un tunnel da cui non riesce a uscire. La sconfitta ad Amburgo con Delbonis in cui ha sprecato tre match point al servizio è emblematica. Non riesce più a vincere perché non riesce a superare la paura di perdere. E più perde, più svaniscono la fiducia e le certezze di un giocatore sempre molto esigente (anche troppo) con se stesso.
Rinascere è possibile, ma forse ha bisogno di un aiuto. Di un supporto serio dal punto di vista mentale. Non c’è nulla di male a farsi aiutare. Così come non tutti hanno la tecnica di Roger Federer, allo stesso tempo non tutti possono avere la testa di Rafa Nadal o Novak Djokovic. Riconoscerlo è un primo passo per provare a uscire dal tunnel. Forza Ceck!
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