Ricordate quella scena in cui, durante il film-capolavoro Borg-McEnroe, lo svedese capisce che l’atteggiamento nervoso, ostile, polemico di John era solo un modo che lui utilizzava per concentrarsi e incanalare le energie sul suo gioco? Ebbene, non era vero. O almeno, non del tutto, almeno a giudicare da quanto recentemente affermato dallo stesso Big Mac.
“Penso che il mio comportamento in campo mi abbia distratto e quindi penalizzato. Sarei potuto essere un giocatore migliore se fossi riuscito a controllare di più i miei nervi”. Parole che stravolgono una narrazione ormai consolidata, secondo cui McEnroe andasse orgoglioso al cento per cento del fatto di essere così fumantino.
“Qualcuno crede che invece questo mio modo di approcciare alle partite mi abbia aiutato. Forse qualcosa di vero c’è anche in questo, ma credo che alla fine sia stato più penalizzante. Le energie che mi toglievano le mie sfuriate erano maggiori di quelle che riuscivo a produrre grazie a loro“.
Anche perché, ricorda McEnroe (e conferma Borg) “all’inizio ero molto malvisto dagli altri tennisti, non accettavano questo mio modo di fare. Già quando era in attività ho cominciato a cambiare, forse non lo si è visto in campo, me negli spogliatoi sicuramente sì”.
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