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Verso Wimbledon, tutte le incognite di Zverev e Tsitsipas

Alexander Zverev e Stefanos Tsitsipas sono gli alfieri della cosiddetta Next Gen. Classe ’97 il primo, classe ’98 il secondo, sono indicati da molti come i numeri uno del futuro, la coppia su cui verrà costruita l’architrave del tennis degli anni ’20 del 2000. E i risultati, finora, hanno dato ragione a loro, anche se in maniera completamente diversa.

L’ascesa del tedesco è stata fulminea. Tra il 2017 e il 2018 ha vinto ben nove tornei, tra cui 3 Masters 1000 e le Atp Finals di Londra alla fine dello scorso anno. Il 2019 doveva essere l’anno della sua definitiva consacrazione, ma finora ha deluso. Un solo torneo vinto (l’Atp 250 di Ginevra sulla terra rossa) e una chiara regressione dal punto di vista del gioco, dei risultati e della tenuta mentale. L’attuale casella numero 5 della classifica mondiale è in gran parte frutto del lavoro degli scorsi due anni e neppure l’aiuto di Ivan Lendl sembra, per ora, aver fruttato quanto ci si potesse legittimamente aspettare.

Per il greco il discorso è differente. Per lui i titoli in carriera sono tre, tutti su tornei considerati minori, il primo nel 2018 e gli altri due nel 2019. La sua corsa, benché abbia avuto una decisa accelerazione negli ultimi mesi, tanto da arrivare ad occupare la posizione numero sei della classifica mondiale, è stata più costante rispetto a quella di Sascha e ora sembra decisamente in fase crescente. Tra gli altri, Adriano Panatta, ha detto di lui che “se continuerà così potrà diventare numero uno del mondo in pochi anni”.

Un importante banco di prova per i due sarà il prossimo Wimbledon. Il regno dell’erba ci dirà a che punto è la crescita dei due best player annunciati. La marcia d’avvicinamento, bisogna dirlo, è stata tutt’altro che entusiasmante.

Zverev, nei tornei casalinghi di Stoccarda e Halle, ha deluso. Nel primo appuntamento è stato eliminato agli ottavi di finale dal connazionale Dustin Brown (numero 170 del mondo), osso durissimo sull’erba, ma tutt’altro che costante ed esperto più nel regalare spettacolo che nel vincere le partite. Ad Halle, invece, ha dovuto arrendersi a David Goffin, scalato in posizione numero 33 del ranking Atp e tutt’altro che uno specialista sul verde.

Altrettanto deludente il percorso di Tsitsipas, che invece ha preso parte all’Atp 250 di ‘s-Hertognebosch e al 500 del Queen’s. Stesso destino del tedesco, con l’eliminazione agli ottavi per mano di Nicolas Jarry nel torneo olandese, e ai quarti in quel di Londra contro Felix Auger-Aliassime, altro prospetto dal futuro segnato (classe 2000) che è apparso molto più pronto e centrato dei suoi più illustri compagni di viaggio.

I due, quindi, arrivano alla vigilia dei Championships senza alcuna certezza, senza aver sviluppato un feeling particolare con una superficie sulla quale, per ora, entrambi non hanno vinto nulla a livello di circuito Atp. Tsitsipas ha detto che sente che “questo è l’anno buono per cambiare musica a Wimbledon” e interrompere un dominio dei Big Three che, al netto delle due vittorie di Andy Murray nel 2013 e 2016, dura dal 2003. Se anche fosse, però, non è detto che sia proprio lui il trionfatore designato. Lo stesso Auger-Aliassime, per non parlare del nostro Matteo Berrettini, hanno fatto vedere cose molto migliori in queste due settimane sull’erba.

Ma si sa, i Major sono un’altra cosa. E Wimbledon è un’altra cosa ancora.

Stefano Cagelli

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