Se pensate a un giocatore contemporaneo che unisca genio e sregolatezza, non c’è nessuno come Nick Kyrgios che corrisponda a questa descrizione. Capace di numeri incredibili e di spacconate da bad boy, di vittorie epiche e di sconfitte disastrose, di gesti di cuore fuori dal campo e di reazioni sbizzarrite dentro il campo, l’australiano è ormai uno dei personaggi più controversi del tennis mondiale. Tutti motivi per i quali l’australiano è amato o odiato (senza vie di mezzo) sia dentro che fuori il circuito. Un amore-odio da lui stesso ricambiato, come ammesso candidamente in un’intervista in cui ne ha dette di tutti i colori ai suoi più illustri colleghi
Biografia: un aussie figlio del melting pot
Nick nasce a Canberra il 27 aprile 1995, da padre greco (Giorgios) e madre malese (Norlalia). Ha un fratello e una sorella più grandi, è di religione greco-ortodossa e non abbandona la mai la sua catenina d’oro con un crocifisso al collo. A dimostrazione della sua “originalità”, se così la vogliamo chiamare, è ed è ancora oggi l’unico giocatore tra i primi cento del mondo che ha scelto di non avvalersi dell’aiuto di un allenatore (anche perché non è proprio il giocatore più semplice da gestire, per usare un eufemismo).
Caratteristiche tecniche: un diamante grezzo ancora inesploso
E’ universalmente considerato il più grande talento tennistico della sua generazione. Il problema è che le sue intemperanze comportamentali ne hanno limitato i risultati, che secondo molti sarebbero potuti già essere molto più importanti. Stiamo infatti parlando di un giocatore completo come pochi dal punto di vista del bagaglio tecnico, a cui non mancano certo la personalità e la creatività, ma che deve ancora lavorare (e molto) sul piano della tenuta mentale.
Servizio e dritto sono potenti e precisi, il rovescio bimane non è il suo colpo migliore ma è assolutamente affidabile. I suoi cambi di ritmo, la sua velocità di esecuzione sono straordinari e lo rendono uno dei giocatori meno leggibili di sempre. Nel gioco a rete è autorevole e delicatissimo, pieno di soluzioni che lasciano spesso gli avversari senza possibilità di ribattere. La discontinuità (anche all’interno di una stessa partita) e la scarsa capacità di gestire le situazioni psicologicamente difficili sono sicuramente i suoi limiti più grandi.
La carriera: un record e tante potenzialità inespresse
Nick Kyrgios è l’unico giocatore al mondo, insieme al suo connazionale Lleyton Hewitt ad aver battuto nella prima sfida assoluta i tre Big Three del tennis contemporaneo: Rafael Nadal sull’erba di Wimbledon, Roger Federer sulla terra di Madrid, Novak Djokovic sul cemento di Acapulco.
A livello giovanile, ha fatto presto parlare di sé per la vittoria degli Australian Open Juniores nel 2013, dopo la quale è diventato il numero uno al mondo nella sua categoria d’età. Nel frattempo aveva già fatto il suo approdo nel professionismo, nel 2012, proprio con una wild card che gli ha consentito di partecipare al tabellone di qualificazione degli Australian Open, dove però viene subito sconfitto. L’esordio nei tornei del Grande Slam è solo rinviato. Nel 2013 arriva al secondo turno a Parigi e viene eliminato al primo turno a New York.
Il torneo in cui si fa conoscere al mondo è però Wimbledon 2014, dove arriva a sorpresa fino ai quarti di finale, per poi essere eliminato dall’allora numero 8 del mondo Milos Raonic. Questa cavalcata gli consente di entrare, per la prima volta, tra i primi 100 del ranking mondiale. L’anno successivo la storia si ripete a Melbourne. Nel torneo di casa raggiunge ancora i quarti di finale, questa volta battuto da Andy Murray. Ormai Kyrgios è sulla bocca di tutti e conclude il 2015 al numero 30 del ranking mondiale.
I due quarti di finale del 2014 e 2015 restano però, ad oggi, i risultati migliori di Nick nei tornei del Grande Slam.
Nel 2016 arrivano però, ben tre titoli Atp. Il primo sul cemento indoor di Marsiglia contro Marin Cilic, il secondo ad Atlanta, sempre sul cemento, in finale contro John Isner, il terzo a Tokyo, ancora sul cemento, questa volta contro il belga David Goffin. Le tre vittorie gli consentono di chiudere il 2016 in posizione numero 13 del ranking mondiale, che rimane ancora oggi il suo miglior risultato.
Il 2017 è un anno avaro di successi, ma raggiunge la sua prima finale in un masters 1000, a Cincinnati. Nel 2018 e 2019 gli altri due titoli Atp che è riuscito a mettere in bacheca, vincendo a Brisbane e ad Acapulco.
Le prospettive: serve una rivoluzione a livello mentale
Se Nick Kyrgios vorrà lasciare il suo nome scritto nella storia del tennis, dovrà per forza di cosa cambiare a livello comportamentale. Il tempo è dalla sua parte, il talento anche. Ma è chiaro che, se alcune delle sue esternazioni sul campo possono comunque essere considerate parte del grande personaggio che è, altre cose – come per esempio il lancio della sedia in mezzo al campo del Foro Italico per una discussione con arbitro e pubblico – non possono essere più tollerate.
Termini come “insulti”, “comportamento antiprofessionale”, “scarso impegno”, “atti osceni”, “condotta antisportiva” devono scomparire dal vocabolario legato a Nick Kyrgios perché, come gli ha detto a bordo campo nella famosa discesa dalla sedia l’arbitro Mohamed Lahyani a New York, “rappresenta una risorsa per tutto il tennis mondiale”.
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