A vent’anni, dopo le vittorie di Stoccolma (lo scorso anno) e Marsiglia (all’inizio di quest’anno), Stefanos Tsitsipas ha conquistato ad Estoril, in Portogallo, il suo primo torneo sulla terra battuta, sconfiggendo in finale l’uruguaiano Pablo Cuevas. “La transizione dal cemento alla terra non è stata semplice – ha detto il greco alla fine della partita – ma sto acquisendo sempre più fiducia. E’ per questo che ho giocato diverse partite prima dei Masters 1000 di Madrid e Roma e del Roland Garros”.
In effetti, la sicurezza di Tsitsipas sulla terra è cresciuta settimana dopo settimana. Ed ora si candida ad essere il next gen più insidioso, anche sul clay, complice la crisi d’identità di Alexander Zverev, che sembra ancora alla ricerca di se stesso.
Le caratteristiche e la formazione di Stefanos, a dire il vero, non lasciavano pensare ad un’evoluzione così veloce anche su questa superficie. Il gioco molto d’attacco, che non disdegna i colpi al volo, costruito prevalentemente su servizio e dritto, si adatta di più alle superfici veloci. Ma in queste settimane abbiamo imparato a conoscere un tennista in grado di misurarsi ad alto livello anche nel palleggio da fondo campo e più propenso a mantenere alto e costante il livello dello scambio.
Tanto che ora è lo stesso Tsitsipas a dire che “la terra è la mia superficie preferita”. Ora arriva il difficile per il numero 9 del mondo: riconfermarsi ad alto livello nei tornei che contano. Vedremo quale sarà la risposta. Di sicuro il greco non ha paura di nulla.
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