Dopo una carriera di quasi vent’anni, 17 titoli del Grande Slam vinti e 80 tornei portati a casa, una sequela infinita di infortuni fisici, una cosa certa è che sai quando puoi definirti in forma e quando no. E Rafael Nadal, in questo senso, non fa eccezione, anzi. Sicuramente una delle caratteristiche più evidenti del “Toro di Manacor” è il rapporto tra la sua attitudine mentale e la sua integrità fisica.
E’ per questo che, quando dice di aver ritrovato la fiducia, alla vigilia del trittico di fuoco sulla terra di Madrid, Roma e Parigi, c’è da credergli (e se fossimo nei panni degli altri tennisti, ci sarebbe anche da preoccuparsi).
Certo, la stagione non è cominciata nel migliore dei modi. Per la prima volta dal 2004, Rafa è entrato nel mese di maggio senza neppure un torneo vinto. E per la prima volta dal 2015 arriva all’appuntamento di Madrid senza aver trionfato a Monte Carlo o a Barcellona.
Eppure proprio l’evoluzione delle sua sconfitte negli ultimi due tornei, ci dicono (e gli dicono) che la condizione mentale e fisica è in crescita. Infatti, se nel Principato la sconfitta in semifinale contro Fabio Fognini è stata descritta da Nadal come “la mia peggior partita degli ultimi 14 anni”, l’uscita di scena in Catalogna contro Dominic Thiem ha lasciato intravedere sprazzi del vero Rafa.
“Ho ritrovato confidenza – ha detto – sono convinto di aver fatto importanti passi avanti per raggiungere i miei obiettivi. Contro Thiem ho giocato un buon match e dopo molto tempo mi sono sentito realmente di nuovo competitivo”. Gli obiettivi, per Nadal, coincidono con una parola quando si parla di terra rossa: vincere. Nei prossimi giorni vedremo se le sensazioni erano corrette.
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