In un 2018 emozionante, segnato da vittorie a sorpresa, ma noioso per gli annali, l’ascesa di questo 20enne greco è qualcosa che tocca se ami il tennis. Sfrontato, quasi indisponente, ma efficace.
Quando “gira il braccio” fa male, malissimo. Ne sanno qualcosa Djoko e Anderson. La particolarità è che lo fa quando è in difficoltà, quando serve per difendere il set, quando è sotto di un break, quando ha un match point contro.
I suoi vent’anni lo fanno spingere dove altri si appoggiano. Quei vent’anni che ad altri bloccano, o quanto meno fanno tremare, il braccio mentre ai predestinati fanno uscire colpi che sembrano avere qualcosa di divino, se ci credi.
Perché il tennis a volte, soprattutto per i giovani, è troppo testa e poco istinto. In questi ultimi anni abbiamo visto ventenni frustrati nell’istinto e noi, amanti passionali del tennis, ne abbiamo bisogno. Lo stesso istinto che aveva Rafael e che ora ha Stefanos. Nadal contro Tsitsipas è una finale tra due simili, differenti certo per anagrafe e per blasone.
Non ci sarà storia di certo.
I numeri uno – e Rafa è un numero uno forse ineguagliabile – non hanno solo il cuore e sanno vincere. Però ci sono bastati questi turni di Rogers Cup per sperare in un finale di stagione non scontato. Toronto non è New York perché li ci vorrà tanta testa. Ma noi crediamo ancora nell’istinto dei giovani che ci dona tante emozioni. Έλα Στέφανος
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