Ormai è troppo tardi – a trent’anni suonati si comporta ancora come un ragazzino – ma forse il più grave peccato nella carriera di Fabio Fognini è stato quello di non essersi affidato a qualcuno che si occupasse da una parte del suo approccio psicologico alle partite e dall’altra alla sua comunicazione.
La pietosa messa in scena durante il match perso (malissimo) contro Stefano Travaglia, con tanto di insulti sessisti al giudice di sedia (guarda il video qui) è costata al numero uno del tennis italiano dapprima un’ammenda di 24mila dollari e poi la squalifica dal torneo (cosa che molto probabilmente gli costerà la perdita dell’intero montepremi accumulato fino ad ora, corrispondente ai 50mila dollari per il passaggio del primo turno e 22mila per aver raggiunto il terzo turno di doppio insieme a Simone Bolelli).
La sensazione che la multa fosse solo l’inizio è stata subito chiara. A Fognini venivano, inizialmente, imputate solo violazioni riconducibili alla voce “comportamento antisportivo“, ma con un’indagine anche solo un tantino più approfondita si è arrivati alla voce “oscenità udibile” (e in questo caso le oscenità uscite dalla bocca di Fognini si sono sentite forti e chiare) e la squalifica dal torneo è sacrosanta.
Nonostante la situazione, che ha poi portato alla squalifica, Fognini, interpellato da UbiTennis, non ha trovato niente di meglio da dire che “al giorno d’oggi sono tutti moralisti. Ho già chiesto scusa, non è più un problema mio”.
In realtà il problema, caro Fogna, è tuo e solo tuo. Sveglia!
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